Il comune di Arcinazzo Romano (831 m.s.l.m.), conosciuto fino al XIX con il nome di Ponza, di circa 1.500 abitanti, fa parte del territorio della Città Metropolitana di Roma Capitale. Esso è situato nell’Alta Valle dell’Aniene, a 80 km da Roma, ed ha un’estensione di circa 2.827 ettari, con carattere prevalentemente montuoso e comprende al suo interno una zona pianeggiante chiamata Altipiani di Arcinazzo (900 m. s.l.m.).
La prima citazione che si ha del toponimo di Ponza, nome di Arcinazzo Romano fino al 1891, è datata al 720 nel Liber Censuum di Cencio Savelli, che sarà Papa col nome di Onorio III, mentre nel Regesto Sublacense è associato al toponimo un abitato nel 923. Data l’importanza del territorio e le turbolente vicende dei primi secoli dalla sua fondazione, il paese conserva tracce dell’articolato sistema di difesa e avvistamento di cui era dotato. Resti di una torre si trovano sulla sommità del centro abitato mentre altre due postazioni erano collocate sugli Altipiani, in punti strategici poco distanti tra loro: alle pendici del Monte Altuino, poco distante dalla Villa di Traiano, e sulla sua sommità, dove sono i resti della cd. “Rocca di Ildemondo”. Ildemondo è una figura di rilievo nelle vicende di tutto il comprensorio. Nell’anno 1086 questi si era impossessato del feudo di Ponza e di Affile. La sua potestà era apertamente osteggiata dalla vicina Abbazia Benedettina di Subiaco, le cui proprietà confinavano con quelle del nobile; in breve si giunse al conflitto. L’Abate Giovanni V di Subiaco, coadiuvato dalle truppe di Papa Pasquale II, dopo un assedio, durante il quale la città fu data alle fiamme, ottenne la resa di Ildemondo, che vistosi imprigionato nel suo palazzo a Ponza, si arrese alle truppe nemiche. In cambio del suo giuramento di fedeltà gli venne concesso di mantenere la potestà sul feudo. Tuttavia, mentre i suoi palazzi di Affile e di Ponza gli furono riconsegnati “il medesimo Abbate Giovanni distrusse, previo permesso apostolico, la fortificazione di Monte Antonino (Altuino, n.d.r.) che possedeva Ildemondo”. (G. Capisacchi da Narni, Chronicon Sacri Monasterii Sublaci - Anno 1573, ed. a cura di L. Branciani, Subiaco 2005, 53r, 55v, 57r). Correva l’anno 1109. Dopo l’episodio il feudo rimase sotto l’influenza Benedettina per confluire definitivamente nello Stato Pontificio. Il borgo di Arcinazzo Romano ha conservato intatto il tessuto urbanistico di epoca medievale, visibile percorrendo il dedalo di vicoli che lo compongono.
A pochi chilometri dal paese, nello splendido scenario ancora oggi offerto dalla natura degli Altipiani di Arcinazzo, l’imperatore Traiano (98-117 d.C.) volle costruirsi la propria villa, una delle più sontuose e ricche residenze dell’epoca. Le sue decorazioni parietali e pavimentali (marmi, stucchi e affreschi dorati) sono in parte visibili all’interno dell’area archeologica (via sublacense km. 30,000 – Altipiani di Arcinazzo) e in parte esposte nella sua sede cittadina, in via San Nicola.